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Un compagno tenace: I fratelli Holland 2
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By Toni Griffin
Release Date: March 30, 2016
Word Count: 44,586
Translator: Chiara Messina
Editor: Erika Orrick
Cover Artist: Meredith Russell
Jason Matthew è un uomo spezzato. Ha attraversato l’inferno ed è sopravvissuto a malapena. Ora l’unica cosa a cui riesce a pensare è raggiungere il suo migliore amico, Brian, ma a parte questo, non sa che ne sarà della sua vita.
Jason è terrorizzato quando, al suo arrivo a Leyburn, ad accoglierlo non c’è solo Brian, ma anche due uomini grossi come montagne. Così fa ciò che gli suggerisce l’istinto: scappa. Uno dei due uomini, però, si rivela essere il suo compagno. Un compagno che Jason non è in condizione di accettare, un compagno che non sembra intenzionato a rinunciare a lui.
Alex Holland è costretto a osservare impotente mentre Jason viene portato in un posto sicuro, troppo terrorizzato per lasciarsi avvicinare da qualcuno che non sia Brian. Alex sa che qualcosa di terribile è capitato al suo compagno e che dovrà far ricorso a tutto l’autocontrollo che si richiede a un Alfa per concedergli il tempo necessario a guarire e ricominciare a vivere.
Release Date: March 30, 2016
Word Count: 44,586
Translator: Chiara Messina
Editor: Erika Orrick
Cover Artist: Meredith Russell
Jason Matthew è un uomo spezzato. Ha attraversato l’inferno ed è sopravvissuto a malapena. Ora l’unica cosa a cui riesce a pensare è raggiungere il suo migliore amico, Brian, ma a parte questo, non sa che ne sarà della sua vita.
Jason è terrorizzato quando, al suo arrivo a Leyburn, ad accoglierlo non c’è solo Brian, ma anche due uomini grossi come montagne. Così fa ciò che gli suggerisce l’istinto: scappa. Uno dei due uomini, però, si rivela essere il suo compagno. Un compagno che Jason non è in condizione di accettare, un compagno che non sembra intenzionato a rinunciare a lui.
Alex Holland è costretto a osservare impotente mentre Jason viene portato in un posto sicuro, troppo terrorizzato per lasciarsi avvicinare da qualcuno che non sia Brian. Alex sa che qualcosa di terribile è capitato al suo compagno e che dovrà far ricorso a tutto l’autocontrollo che si richiede a un Alfa per concedergli il tempo necessario a guarire e ricominciare a vivere.
Estratto - Prologo
Un’altra settimana era trascorsa senza che Jason fosse riuscito a vedere il suo miglior amico. Certo, avevano parlato al telefono ogni volta che avevano potuto, ma non era lo stesso. Jason capiva che Brian aveva appena stretto il Legame e che al momento Marcus era la sua priorità, ma questo non gli impediva di sentire la sua mancanza.
Erano amici sin dall’asilo: Brian si era offerto di condividere le sue costruzioni con un timido e titubante Jason, e da allora non si erano mai separati. Riuscivano a stento ad andare avanti per due giorni senza vedersi. Per questo, quando Brian era stato cacciato dal branco, per Jason era stato come perdere un fratello. Ora, però, erano più di due settimane che non si vedevano, foss’anche solo per cazzeggiare. Per loro non era mai stato necessario fare qualcosa di speciale, anche solo trascorrere del tempo insieme contribuiva a risollevare loro lo spirito e a non abbattersi per il fatto di essere due mutaforma gay all’interno di un branco di stronzi bigotti.
Jason stentava ancora a credere al modo in cui il suo migliore amico era stato trattato quando si era dichiarato ai suoi genitori. Il fatto che il padre di Brian lo avesse denunciato a un bastardo di Alfa omofobo senza la minima esitazione spingeva Jason a chiedersi come quell’uomo potesse aver avuto l’ardire di definirsi un padre. Jason non voleva pensarci, ma sapeva che molto probabilmente anche suo padre avrebbe seguito le orme di Clayton Townsend, se fosse venuto a sapere della sua omosessualità.
Nelle ultime due settimane, infatti, dalle bocche dei suoi genitori non erano uscite altro che ingiurie ai danni dei gay e disperati tentativi da parte di sua madre di “correre ai ripari”. A un certo punto era casualmente venuto fuori che quella settimana c’era una cugina di secondo grado in città e che la figlia dei vicini era tornata da scuola. Dannazione, sua madre gli aveva persino dato il numero di una delle cassiere del supermercato. Inutile dire che era finito dritto nella spazzatura.
Ciò di cui Jason aveva bisogno era il suo migliore amico. Parlargli al telefono non era lo stesso che parlargli di persona. Non potevano abbracciarsi, né toccarsi, né scambiarsi pacche amichevoli. Non c’era mai stato nulla di sessuale nel loro rapporto; nessuno dei due aveva voluto rischiare di rovinare l’amicizia che condividevano, in caso le cose tra loro fossero andare male. Senza contare che, quando avevano scoperto di essere gay, si erano resi conto di preferire entrambi lo stesso ruolo a letto.
Ora che Brian non era lì con lui, però, Jason si sentiva solo. Aveva altri amici, ma nessuno di loro era il suo “migliore amico”, né era in grado di comprenderlo come faceva Brian.
Jason gettò uno sguardo alla stanza in cui era cresciuto e decise seduta stante che voleva andarsene da lì. Nonostante gli anni trascorsi tra quelle mura, non riusciva a trovare un singolo oggetto che lo rappresentasse come persona.
La stanza era piuttosto spoglia. Gli unici mobili erano un letto, un comodino e una scrivania sulla quale era poggiato il suo computer. Poi c’erano un paio di foto di lui e Brian e di loro due insieme ad altri amici ma, a parte questo, nulla che avrebbe potuto indicare dicendo: “questo sono io, è questo ciò che sono.” Jason aveva provato a nascondere la sua vera identità ai genitori per paura che reagissero come quelli di Brian.
L’unico motivo per cui viveva ancora sotto il loro tetto era che stava cercando di racimolare il denaro necessario ad andar via. Ma tra le spese per gli studi e quelle che i suoi gli imponevano per vitto e alloggio, non sarebbe arrivato molto lontano.
Aveva appena accettato la proposta di Brian condividere casa con lui, quando l’altro ragazzo era stato bandito dalla città. Guardandosi di nuovo intorno, Jason comprese che nulla sarebbe cambiato se non avesse fatto qualcosa di concreto a riguardo. Si chiese se l’invito di Brian ad andare a trovarlo fosse stato sincero, e se l’amico gli avrebbe permesso di trattenersi da lui per un periodo più lungo... magari per sempre.
Il branco lo stava soffocando e Jason era certo che gli altri componenti non lo avrebbero mai accettato se avessero scoperto chi era davvero. Il branco di Leyburn, al contrario, sembrava fantastico e lui sperava tanto che l’Alfa fosse disposto ad accogliere un altro membro.
Una volta presa la decisione di partire, Jason si sorprese nel constatare quanto più leggero e felice si sentisse. Sapeva che i suoi non avrebbero reagito bene, ma doveva cominciare a vivere la sua vita per se stesso, non per loro.
Sorrise per quella che gli sembrò la prima volta da giorni e, per celebrare l’importante scelta appena compiuta, si disse che quella sera sarebbe uscito a divertirsi. Poi, l’indomani mattina, come prima cosa avrebbe chiamato Brian per dargli la notizia.
Stabilito questo, Jason usò il motore di ricerca del suo telefono per cercare l’indirizzo dell’Amoreux, un club gay friendly di recente apertura. Voleva provare il posto per curiosità. Se non gli fosse piaciuto, avrebbe sempre potuto andarsene.
Dopo aver fatto una doccia, indossò un paio di jeans attillati che mettevano in risalto i suoi punti forti e una camicia blu che esaltava il colore dei suoi occhi. Chiamò un taxi e, una volta pronto, ricevette un messaggio che gli annunciava che la macchina era già arrivata.
Il viaggio durò quasi venti minuti e, quando pagò il tassista e scese di fronte all’ingresso del locale, la tensione per ciò che stava per fare aveva già cominciato a farsi sentire.
Non era mai stato in un club da solo. Di solito era in compagnia di Brian, Jesse o Dean, ma nessuno dei suoi amici era libero quella sera. Non pensava ci fosse nulla di male a entrare per bere un paio di drink e celebrare i cambiamenti che di lì a breve sarebbero avvenuti nella sua vita. La musica assordante che proveniva dall’interno lo raggiunse sul marciapiede. Jason prese un profondo respiro, aprì la porta tirandola a sé ed entrò.
Erano amici sin dall’asilo: Brian si era offerto di condividere le sue costruzioni con un timido e titubante Jason, e da allora non si erano mai separati. Riuscivano a stento ad andare avanti per due giorni senza vedersi. Per questo, quando Brian era stato cacciato dal branco, per Jason era stato come perdere un fratello. Ora, però, erano più di due settimane che non si vedevano, foss’anche solo per cazzeggiare. Per loro non era mai stato necessario fare qualcosa di speciale, anche solo trascorrere del tempo insieme contribuiva a risollevare loro lo spirito e a non abbattersi per il fatto di essere due mutaforma gay all’interno di un branco di stronzi bigotti.
Jason stentava ancora a credere al modo in cui il suo migliore amico era stato trattato quando si era dichiarato ai suoi genitori. Il fatto che il padre di Brian lo avesse denunciato a un bastardo di Alfa omofobo senza la minima esitazione spingeva Jason a chiedersi come quell’uomo potesse aver avuto l’ardire di definirsi un padre. Jason non voleva pensarci, ma sapeva che molto probabilmente anche suo padre avrebbe seguito le orme di Clayton Townsend, se fosse venuto a sapere della sua omosessualità.
Nelle ultime due settimane, infatti, dalle bocche dei suoi genitori non erano uscite altro che ingiurie ai danni dei gay e disperati tentativi da parte di sua madre di “correre ai ripari”. A un certo punto era casualmente venuto fuori che quella settimana c’era una cugina di secondo grado in città e che la figlia dei vicini era tornata da scuola. Dannazione, sua madre gli aveva persino dato il numero di una delle cassiere del supermercato. Inutile dire che era finito dritto nella spazzatura.
Ciò di cui Jason aveva bisogno era il suo migliore amico. Parlargli al telefono non era lo stesso che parlargli di persona. Non potevano abbracciarsi, né toccarsi, né scambiarsi pacche amichevoli. Non c’era mai stato nulla di sessuale nel loro rapporto; nessuno dei due aveva voluto rischiare di rovinare l’amicizia che condividevano, in caso le cose tra loro fossero andare male. Senza contare che, quando avevano scoperto di essere gay, si erano resi conto di preferire entrambi lo stesso ruolo a letto.
Ora che Brian non era lì con lui, però, Jason si sentiva solo. Aveva altri amici, ma nessuno di loro era il suo “migliore amico”, né era in grado di comprenderlo come faceva Brian.
Jason gettò uno sguardo alla stanza in cui era cresciuto e decise seduta stante che voleva andarsene da lì. Nonostante gli anni trascorsi tra quelle mura, non riusciva a trovare un singolo oggetto che lo rappresentasse come persona.
La stanza era piuttosto spoglia. Gli unici mobili erano un letto, un comodino e una scrivania sulla quale era poggiato il suo computer. Poi c’erano un paio di foto di lui e Brian e di loro due insieme ad altri amici ma, a parte questo, nulla che avrebbe potuto indicare dicendo: “questo sono io, è questo ciò che sono.” Jason aveva provato a nascondere la sua vera identità ai genitori per paura che reagissero come quelli di Brian.
L’unico motivo per cui viveva ancora sotto il loro tetto era che stava cercando di racimolare il denaro necessario ad andar via. Ma tra le spese per gli studi e quelle che i suoi gli imponevano per vitto e alloggio, non sarebbe arrivato molto lontano.
Aveva appena accettato la proposta di Brian condividere casa con lui, quando l’altro ragazzo era stato bandito dalla città. Guardandosi di nuovo intorno, Jason comprese che nulla sarebbe cambiato se non avesse fatto qualcosa di concreto a riguardo. Si chiese se l’invito di Brian ad andare a trovarlo fosse stato sincero, e se l’amico gli avrebbe permesso di trattenersi da lui per un periodo più lungo... magari per sempre.
Il branco lo stava soffocando e Jason era certo che gli altri componenti non lo avrebbero mai accettato se avessero scoperto chi era davvero. Il branco di Leyburn, al contrario, sembrava fantastico e lui sperava tanto che l’Alfa fosse disposto ad accogliere un altro membro.
Una volta presa la decisione di partire, Jason si sorprese nel constatare quanto più leggero e felice si sentisse. Sapeva che i suoi non avrebbero reagito bene, ma doveva cominciare a vivere la sua vita per se stesso, non per loro.
Sorrise per quella che gli sembrò la prima volta da giorni e, per celebrare l’importante scelta appena compiuta, si disse che quella sera sarebbe uscito a divertirsi. Poi, l’indomani mattina, come prima cosa avrebbe chiamato Brian per dargli la notizia.
Stabilito questo, Jason usò il motore di ricerca del suo telefono per cercare l’indirizzo dell’Amoreux, un club gay friendly di recente apertura. Voleva provare il posto per curiosità. Se non gli fosse piaciuto, avrebbe sempre potuto andarsene.
Dopo aver fatto una doccia, indossò un paio di jeans attillati che mettevano in risalto i suoi punti forti e una camicia blu che esaltava il colore dei suoi occhi. Chiamò un taxi e, una volta pronto, ricevette un messaggio che gli annunciava che la macchina era già arrivata.
Il viaggio durò quasi venti minuti e, quando pagò il tassista e scese di fronte all’ingresso del locale, la tensione per ciò che stava per fare aveva già cominciato a farsi sentire.
Non era mai stato in un club da solo. Di solito era in compagnia di Brian, Jesse o Dean, ma nessuno dei suoi amici era libero quella sera. Non pensava ci fosse nulla di male a entrare per bere un paio di drink e celebrare i cambiamenti che di lì a breve sarebbero avvenuti nella sua vita. La musica assordante che proveniva dall’interno lo raggiunse sul marciapiede. Jason prese un profondo respiro, aprì la porta tirandola a sé ed entrò.